Eppure avresti voglia di tendere una mano e strappare via il tuo fiocco legato là in alto, e intanto ti chiedi cosa ti trattenga dal farlo.
Fermo, tutto è sospeso fino a quando suona il campanello.
Perché non sempre è questione di paura, non sempre un fiore non cresce perché non trova acqua per i suoi petali, ma a volte, parecchie volte, quel fiore non aveva occhi da far piangere, come tu non hai un mondo in cui vivere perché in questo devi solo aspettare qualcosa.
Così sei lì da solo a chiederti cosa stia succedendo fuori dal tuo controllo che, ancora una volta, scopri inadeguato, utopico, illusorio, mentre anche il battito del cuore viene sospeso.
Sei lì e non puoi far niente, aspetti qualcosa e chiudi occhi ed orecchie, perché c’è solo una cosa che ti interessa, ma non puoi sentirla, non puoi toccarla, non puoi accarezzarla… e soffri, soffri tanto mentre il nulla è lì accanto a te.
Sei lì ma non è vero, sei dove non puoi essere tramite quel legame che passa per le stelle, celeste sentimento di impotenza e frustrazione, che se il vento soffia troppo forte poi tu non vivi più.
Perché tu non vivi senza.
E non c’è via, non c’è anima che possa andare oltre, e mi chiedo solo se questa ansiosa sofferenza sia almeno accompagnata dal mio totale impegno nel fare ciò che sento mio sogno supremo.
Va bene, sono vulnerabile e poco celeste, più biologico che celeste, e questo mio equilibrio può spezzarsi in un istante, ma i miei fiori non rimarranno mai senza ciò che li fa essere così meravigliosi.