Poi, ogni tanto, ti guardi indietro, cerchi dei punti fermi, ti chiedi se hai fatto qualcosa di buono, cosa sarà domani…
Abbiamo appena passato, tutti insieme, un incubo che le paure non vogliono che se ne vada, e nelle ferite c’è qualcosa che ancora deve finire il lavoro sporco che ha iniziato il virus.
Che sarà domani?
Numeri neri all’orizzonte, nubi cariche di piogge cattive, di venti freddi.
Guardo indietro dicevo, e trovo qualcosa del recente passato in diretta che voglio estrarre ed assemblare.
Se ne sono già accorti altri, qualcuno aveva già notato ciò che nella concitazione dello stare fermo mi ero perso.
Ma l’ho ripreso, ho risentito l’odore di quei giorni bui, e nella speranza che tutto si possa aggiustare vi dedico 3 minuti dei colori più belli del mondo che hanno una gran voglia di rimettersi in piedi a sventolare alti.
E se qualcosa andrà storto e non sai a chi guardare, tranquillo, ci sono qui io.
[Dedicato a tutti quelli che dopo la prima “onda” speravano non ce ne fosse una seconda. W l’Italia]