Poi diventi grande e i giochi finiscono.
Poi diventi uomo e devi dire ciò che pensi, ciò che scegli, ciò che vuoi.
E allora devi mettere insieme due cose inconciliabili tra loro, l’essere sincero ed apparire sincero contemporaneamente.
Già, niente bugie perché distruggono l’amore, come se la franchezza facesse meno danni, ma poi viene un giorno, circa ventiquattr’ore dopo che sei giunto alla conclusione che quel momento non sarebbe più arrivato, in cui parli in equilibrio sulla tua vita e non serve né mentire, né nascondere qualche particolare, anche solo per imbarazzo o per vergogna, semplicemente perché il chi con cui parli è lì mandato dal cielo senza se e senza ma.
Due occhi contro due occhi, luccicanti in mezzo ai capelli profumati, che vanno giù nel cuore a cercare il perché di questa grazia che non sai se meriti e non sai ricambiare, mentre le uniche parole sono per provare a dire che si vorrebbero far capire quei sentimenti che non hanno titoli e non vogliono spiegazioni.
È il tempo che vola, che poi ne serve poco, forse niente, per capirsi e sentirsi uno, mentre oggi non serve coraggio per dire le cose come sono, per chiamarle con il loro nome.
Esce tutto chiaro e limpido, apprezzato questa volta, senza farsi nemici, mentre il mondo falso ed infingardo è lì in agguato ad attendere il suo prezzo di sangue. Quegli occhi impauriti che temono che l’incantesimo si possa rompere, che la salita possa essere troppo ripida, ma non si romperà perché ci sono legami nella vita che quando li crei, non c’è danno che possa scioglierli.
E quegli occhi lo sanno.