Che sia bellissimo ogni tanto fermarsi per tirare il fiato, per prendersi un momento di svago, nessuno lo mette in dubbio, ma il diritto di poter respirare, a questo mondo va guadagnato a costo di inenarrabili sacrifici.
Già, sembra una eresia parlare di sacrifici in una società che, fino a poco tempo fa, parlava di diritti sempre e comunque, diritto anche di negare la natura e la terra tonda, diritto di confondere le menti di chi dovremmo proteggere e far crescere sano e forte, ma abbiamo visto quanto tutte le conquiste secolari sono state calpestate in un momento grazie a chi, della festa, di qualsiasi festa, vede solo la sua opportunità per nascondersi dietro ad un dito.
E allora nessuno si ricorderà questa sera, in mezzo a sale da pranzo gremite e discorsi frivoli, delle donne ucraine scese in piazza l’8 marzo 1917 contro la guerra, e di tutti i tentativi di quel periodo di dare alle donne gli stessi diritti degli uomini. Perché è sempre così: tempi duri fanno uomini e donne forti, tempi agevoli fanno uomini imbelli e donne inconcludenti.
Mangiate, raccontate le vostre povere cose, respirate il polline delle mimose, e fate finta di vivere in una società seria che non vi ha schiacciate in questi 3 anni schifosi appena passati. Dimenticate chi ha provato ad avvelenare i vostri figli, volgete lo sguardo davanti a chi vi ha ricattate a colpi di norme inesistenti e accondiscendenze peggiori di quelle di fantozziana memoria.
Dimostrate che i vizi e i principi dimenticati vi hanno portato alla nullità assoluta, mettete una firma laddove è stato scritto che coloro le quali avrebbero in mano il destino dell’umanità, pensando prima di tutto a crescere uomini veri, in realtà non sono altro che esseri ormai dedite al culto di loro stesse.
Poi un giorno piangerete, forse già oggi, forse nascoste per non rovinare l’immagine falsa costruita in anni di nulla, piangerete e invocherete qualcuno o qualcuna che sappia rimettere a posto le cose che voi avete ignorato, e che, secondo voi, sono diventate marce per colpa di altri.
Ed un giorno, da queste macerie, nasceranno nuove donne coraggiose, in grado di lottare per una umanità migliore, consapevoli che per avere il diritto di festeggiare qualsiasi cosa, bisogna lottare e non aspettare che gli altri lottino.
Ed ora imbellettatevi, ed uscite pure a far vedere quanto valete, raccontatevi pure quanto il mondo abbia bisogno di voi, e quando alla TV vi diranno di nuovo che sarà ora di tosarvi un’altra volta, fate la fila con i vostri figli davanti al macello che vi avranno preparato, tutto disegnato di primule.
Eppure la rinascita potrà partire solo dalle donne.
Così per un po’ la felicità ci avvolge e ci travolge, al punto che per noi quelli sono e saranno per sempre i migliori anni della nostra vita, desolatamente preparati ad accettare qualcosa che mai così bello sarà più.
È la vita che scorre così, infelice e piena di paure che, insieme ad altre emozioni negative, non riusciamo a controllare. Paura di perdere l’amore, paura di perdere quel minimo benessere che abbiamo raggiunto, paura che mai abbiamo avuto quando c’era qualcuno che vegliava su di noi e che, magari, detestavamo per questo.
Vorremmo avere sempre il controllo su ciò che accade e mentre osserviamo la nostra strada che piega in curve impreviste, veniamo assaliti dall’ansia che ci paralizza e ci frena nelle decisioni importanti.
Viviamo con quel freno a mano tirato ed anche quando riusciamo ad alzare la testa non possiamo fare a meno di pensare che sarà solo una boccata d’aria appena prima della prossima tempesta.
Vivere infelici, timorosi che anche l’infelicità se ne vada, lasciando il vuoto assoluto, incapaci di tenere in equilibrio emozioni e raziocinio, spaventati dalla fredda logica razionale che non ci coinvolge pur garantendo maggior sicurezza, spaventati da quei brividi emotivi che ci assalgono e che non sappiamo gestire.
E allora la mattina provo solo a darmi una giornata piena di cose da fare ed ottenere, evitando di pensare a ciò che non voglio o mi da fastidio, a ciò che mi fa paura, cose che mentre penso, visualizzo e mi condizionano negativamente, cronicizzandosi nella mia mente.
Mi estraneo un po’ e, nella mia indistinzione, mi guardo come una delle tante persone per cui ho attenzioni, mi assolvo e mi correggo nel volgere lo sguardo quando non sia al presente.
Così se non ottengo ciò che voglio, cambio strada e fisso nuovi obiettivi da perseguire con amore e dedizione, consapevole della mia totale vulnerabilità e assenza di controllo, ma felice dei passi che sto facendo.