Mi spezzo ma non mi piego

Quante persone hanno ceduto alla prepotenza, alla violenza, al ricatto?

Quante persone, in nome di non so quale bene, si sono rassegnate alla paura, hanno rinunciato alla dignità e alla libertà?

E la pace non è più pace, la vita non è più vita. È il suicidio delle anime, è l’assassinio di un popolo che ha fatto la storia.

Noi che nasciamo nel perdono, nella difficile rinuncia ai beni terreni in nome di un infinito celeste, pieni di buoni propositi che frenano la riscossa di un paese umiliato, mentre gli esasperati non possono che comprendere meglio la legge dell’occhio per occhio, dente per dente.

Siamo pronti ad amare, pronti a donare, e dunque rinunciare al possesso di una parte di noi stessi, ma che non sia mai la propria dignità, unica occasione di vita autentica.

E seppur i tempi non siano quelli delle abbondanti raccolte, c’è chi persevera in tenacia e pazienza, senza rinunciare ai sogni, convinti che a questo mondo non si diventi ricchi per quello che si guadagna, ma per quello a cui si rinuncia. Che poi il bello non è pronunciare, ma credere a ciò che ho appena detto, perché tanti son prodighi al proclama, molti meno al sacrificio.

Tutti votati al desiderio di dominare il prossimo, a rinunciare al peccato solo ove non sia possibile peccare, nessuno a rinunciare a chiedere di essere seguito, affinché nessuno perda la voglia di seguirlo.

La rinuncia ai sogni, la rinuncia ad essere felice, la rinuncia a comprendere ciò che si è: questo è lo spirito con cui tantissime persone oggi camminano guardando in basso, abdicando a se stesse, disposte a perdere il bene più caro che hanno nella speranza di ottenerne di maggiori, come se ci fosse qualcosa di più importante della libertà.

E allora proviamo ad impossessarci dei sogni degli altri, ci scagliamo contro chi ha l’idea che noi non abbiamo, e non pensiamo a ciò che egli ha sofferto ed alle sue rinunce per essere dov’è, perché il male lo vediamo solo quando è nostro nemico.

Mi sa che devo dare ragione a tutti coloro che sono passati prima di me da questa strada, umili, stonati, ma forgiati dalla vita dura e tale per la sua semplicità, in cui il detto era

“sul tavolo c’è sempre un piatto di minestra per te”,

oppure

“vedrai quando sarai vecchio…”.

Così sono convinto che non solo la terra sia rotonda, ma anche ogni cosa che ne faccia parte, tutte le idee, pensieri ed argomenti che non fanno che girare per poi tornare da dove sono partite, magari tanti anni prima.

E lì sulla linea incontri sempre lo sguardo di qualcuno che in passato ha fatto rinunce per te, e ti sorride dicendo

“lo avevano detto anche a me, ma io non ci credevo”.

Poi anche quelle piccole cose, quando non ci sono più, ti accorgi che ti mancano. Magari arrivi pure a sentire la mancanza di respirare liberamente, ma la ruota gira, nessuno si spaventi, ancora un po’ di strada e poi cambiano i tempi, si ricomincia da poco.

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