Ma voi avete mai riso nell’ultimo anno?

Guardi le persone per la strada e ti chiedi se abbiano mai riso, se siano mai state felici.

Sono lì in silenzio, sembra si stiano ascoltando, beatamente abbandonate alle onde sulla riva, per escogitare come stravolgere le regole che il mondo ha scritto tutto intorno a loro.

Contraddizioni e paure, le analisi di chi è in una vita mentre sa di essere un’altra cosa, vicino a chi ama e a chi non ama, vicino perché lo vuole o perché deve, nel mistero di chi da opposto si attrae.

Tutti che forse hanno letto le regole per diventare ricchi e famosi, tutti a pensare ad un domani che sarà fecondo, tutti a soffocare il dolore di oggi con la speranza del domani.

Ed io le guardo, le osservo, e talvolta penso che sia di quelle persone silenziose la responsabilità del mio disagio interiore, del mio credere che le cose non possano andare bene, eppure poi, un attimo dopo, riesco a pensare come dico io e torna la felicità, il mondo di colpo sembra girare su ingranaggi ben oliati.

Ma poi mi fermo un attimo e realizzo che sono terrorizzati per, come pensano loro, colpa degli altri, a causa di quell’evento lì, a seguito dell’accadimento là, tutto in quel ieri che se non fosse mai venuto ora tutti sarebbero felici. Li prendo a muso duro, li faccio smettere di respirare, e voglio sentire una risposta onesta alla domanda “Ma voi, fino a quel giorno, avevate mai riso?”

No, se oggi siete bloccati perché la motivazione non siete capaci di trovarla dentro di voi e gli alibi vi circondano come un’alea consistente, vuol dire che felici non eravate, e felici non sarete mentre vi lasciate schiacciare da tutta questa infezione che con una maschera sembra convincervi che non siete gli esseri unici e speciali a cui dicono di non splendere.

Ed allora vi sentite in colpa per il vostro pensiero differente, come se foste un prodotto malriuscito di uno stampo con cui si creano tutte le persone, e siete capaci di mettere in silenzio il miracolo che ogni giorno si produce in voi e vi spinge a fare ciò che vi piace e vi realizza.

Cominciamo a credere che il nostro pensiero sia sempre differente perché unico e la normalità consista proprio nel non avere copie di noi stessi in giro, perché se fossimo tutti uguali non avremmo nessun motivo per essere su questa terra.

Ed allora, se volete ridere ridete, fatelo rischiando di sembrare gli scemi del villaggio, date sfogo della vostra salute mentale dissentendo dalla maggioranza, perché in fondo al vostro cammino, alla domanda “Ma voi avete mai riso?”, possiate rispondere tra i singhiozzi

“Sì, infinitamente”.

 

 

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