Come si usa un argomento brutto e stressante per dare un messaggio positivo?
Ecco, vorrei dire tante cose tutte insieme, ma non riesco a piazzarle in poche righe contemporaneamente, ma una la scrivo: se siete qui, siete persone fantastiche.
Beh, sorridete, non chiedete nulla, siete pronti a fare per le persone: in quale altro modo dovrei definirvi?
E allora, tra di noi anime tormentate c’è quel discorso che non facciamo mai, ma poi leggiamo un post, sentiamo una voce, vediamo un bavaglio, e contiamo fino a… 2, 3, 4, 5… oggi sono cinque che, improvvisamente, hanno indossato le ali da angelo, ed ora ci guardano dalle nuvole.
Ieri 8, prima 6, e ancora prima 7… i giornalisti non dicono, ma ricorre una parola improvvisamente troppo in voga. Perché?
Ci si guarda in silenzio per un attimo, io vivo nella mia mente i momenti che stanno vivendo coloro i quali hanno visto da vicino e, ne sono certo, hanno improvvisamente capito tutto benissimo.
E non nego che, ogni volta che la signora con le ali viene sulla terra a fare improvvisamente quel lavoro, per noi ci sia un filo di sollievo, una tenue speranza che un altro tassello vada a costituire la fine dell’incubo. Ma è un sollievo assurdo ed effimero, che trascende nello sconforto della miseria umana che non combatte, ed invece attende in riva mortali resti.
E allora torno alla domanda iniziale e rispondo con l’invito ad unire piuttosto che dividere, perché non sia la vittima sfogo di frustrazioni, ma solo chi ha la colpa, che ha un nome ed una faccia.
Per cui improvviso sia il castigo, improvvisa sia la morte della paura e dell’accettazione di assurde angherie medioevali, improvvisa sia la presa di coscienza che lo tsnunami all’orizzonte sia stato pilotato da chi è molto, ma molto, diverso da noi.
È presto, e già ne conto due improvvisamente, ma se siete qui è perché il vostro cervello funziona bene.
Siete uniti con chi ama la vita semplice ma libera.