Ero sul muro a fare la guardia, ma ero distratto

Gli occhi gonfi di quel polline che profuma ma ti tradisce, in quelle strade che a quattro piedi sembrano non dover finire mai.

Ed oggi con i segni sulle gambe delle spine e le zanzare, come a urlare che niente dovrà bucare mai la mia pelle se non sarò io a volerlo, libero e consapevole.

Ma vivo l’attimo, o forse mi sforzo di viverlo come se per me un mese fosse un attimo, un tempo da vivere molto velocemente, rimbalzando tra domande e risposte da trovare.

Perché per quanto io pianifichi il futuro più roseo possibile e mi voglia distaccare da chi fa scelte inconsapevoli che sempre più evidentemente sono mortali, proprio non riesco a superare quel limite di freddezza che mi renderebbe identico a certi aguzzini che con quel dito puntato fanno la morale alla brava gente.

E allora i “cerca di stare bene”, i “pensa a te”, mi picchiano come un pugno in faccia che invece di stendermi mi stimolano, perché io mi incazzo sempre più, e non c’è giorno che non mi renda conto che solo così facendo posso essere veramente utile a questo mondo e che gli alibi possano stare lontani dalla mia vita.

Sono la gazzella che corre davanti al leone che corre, sempre, senza pace, perché la vita è così, anche se si fa finta di non rendersene conto. Siamo nati per stare in allarme, e quando senti “me lo avresti potuto dire”, “avresti potuto farlo”, vuol dire che certi giorni, su quel muro a fare la guardia, ero distratto, e per questo ora qualcuno sta male.

E anche se mi spremo come un limone non sempre ho gli occhi giusti per immergermi in una persona, e non sempre, oltre a capire il suo problema, so anche come porre rimedio.

Ma nessuno ha mai detto che sia facile vivere, i tempi sono quelli che sono perché c’è tanta brutta gente in giro, non per altro, ma non voler vedere la realtà dritta in faccia è il modo migliore per non averla una faccia.

Li abbiamo visti sui libri di storia i fantastici momenti di gloria di questo paese sempre in battaglia, campanile per campanile, piazza per piazza, e la nostra storia non sarà certo diversa quando sui libri ne faranno menzione.

C’erano i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra, quelli che speravano e quelli che lottavano, ma in quella storia voglio che ci sia qualche parola anche a ricordo del mio impegno per chi forse sognava e non aveva capito, o magari sognava che io fossi lì a proteggerlo e quel giorno non ne sono stato capace.

Io ci provo ragazzi, mi fa tanta rabbia non aver ben chiaro chi sia il nemico, però sono certo di riconoscere le persone a cui tendere una mano.

Lo faccio sempre, e per questo non ho tempo di dare consigli.

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