Gli stronzi vengono sempre a galla, un po’ come la verità, un po’ come certa gente maligna che non fa passare giorno senza lasciare segno della sua cattiveria.
Tutto ciò che vedo fuori di me, oltre la mia disponibilità, altro non è che rigalleggiamento.
E allora faccio pulizia, sgombro la mente da ciò che non serve.
Cosa vedo in TV? Stronzi che vengono a galla.
Cosa leggo sui giornali? Stronzi che tornano a galla.
Chi parla dal pulpito alto e privilegiato? Uno o più stronzi che vengono a galla.
Non ce la fanno a nuotare inabissati, quei bronzei sottomarini sono troppo attratti dall’aria fresca delle stronzate che devono dire a raffica, e riaffiorano quando è il momento di dirle.
Ma che mi serve ascoltarle?
Che mi serve parlarne?
Cosa porta alla mia vita il dispendio di tempo nel considerare quel mondo?
Altri stronzi che galleggiano e che poi dovrò buttare.
Come il grande vento a mezzanotte ha spazzato via ogni nuvola e foschia, forse insegnamento dall’alto di come la natura elimini il vecchio ed inutile per far posto al nuovo, io rifiuto di legare il mio pensiero a stronzi che vengono a galla per vietare il mio pensiero.
Non sarò felice, non sarò io solo perché un giorno avrò in mano un calice d’oro pieno di soldi insanguinati, e mi rifiuto di seguire sott’acqua certi stronzi, trattenendo il fiato finché questi non ritornino a galla.
È un ciclo vitale che funziona da millenni, con alti e bassi di civiltà, con stronzi più o meno galleggianti, con orde di persone ammiccanti al galleggiante organico ed altre che si sbattono per mantenerli tutti.
Siamo qui, in mezzo ai casini, sempre più senza soldi e sempre più affioranti stronzi, sempre più senza maschera, sempre più capaci di fare danni.