La vita è quella strada da percorrere per arrivare a ciò per cui sei nato. C’è chi la percorre velocemente e chi ha un secolo per pensare bene a dove mettere i piedi, ma per tutti sarebbe cosa buona conoscere il motivo intimo di tutto questo sacrificio.
E allora pensa, e allora ascolta, così l’anima ti confida i tuoi segreti più nascosti, e tu sai qual è il tuo fine, cosa ti fa stare bene, e poi…
Già, e poi?
C’è chi è nato per vegetare, tutto bene.
Chi è nato per tradire, per non essere un buon padre, un buon figlio, una buona guida, un buon niente.
Lì è tutto facile perché basta una vita in cui non fare nulla di che, se non gli sporchi affari propri. Diciamo che la fatica più grande sarebbe trovare chi incolpare di ogni propria nefandezza, ma, in fondo, nemmeno quello è un grande sforzo.
Fin qui tutto bene. Ma se scopri che sei nato per essere un guerriero, un piantagrane, un ribelle, un anticonformista… un anti qualcosa? Poi che fai?
Se combatti è dura ma sei felice.
Se desisti perché sei un vigliacco sei cronicamente un fallito.
E allora qual è il punto oltre il quale si smette di pensare e si inizia ad agire?
Io l’ho superato da tempo il punto di non ritorno, e non smetterò mai di leggere il mio sé, ma non rinuncerò a versare il mio sangue per quel fine che magari io non vedrò, ma per cui ho poggiato i miei piedi una volta di più su questa terra.
Oggi, proprio oggi mi rendo conto ancora una volta di quanto le persone abbiano smesso di pensare e di cercare una via verso la felicità.
Sono folle, sono mandrie, sono greggi senza pensieri, pronte a scattare all’abbaiare di un cane pulcioso che presto morirà.
Vergogna, vergogna, vergogna!
Non sapete nulla, vi credete liberi perché così vi hanno raccontato, e nemmeno capite da quale calice state bevendo il veleno.
Ma i guerrieri non si fermeranno e avranno le loro soddisfazione, in questa vita o nell’altra.