Quell’insostenibile desiderio della gente di non farsi i cavoli propri, quella leggerezza d’animo con cui si butta giù la porta della privacy degli altri per fare domande irritanti ed elargire giudizi non richiesti.
Di solito poi, a tutto questo interesse, corrisponde il totale disinteresse per l’obiettivo di tali fastidiose attenzioni: si fa così, per cattiva abitudine, magari partendo da un qualsivoglia rapporto pregresso che, secondo alcuni, dovrebbe garantire un qualche vantaggio nell’accettabilità delle intrusioni.
Ed invece, la verità è che nella stragrande maggioranza dei casi state solo violando la regola storica che chi si fa i cazzi suoi, campa cent’anni.
Siete poveracci morali con più scheletri nell’armadio del collezionista di ossa, con passati che solo l’età permette di valutare con un compassionevole sorriso, ma che in realtà vi pongono a migliaia di chilometri di distanza da me.
Magari pretendereste anche che io mi nasconda temendo il vostro giudizio, mentre guardate dai vostri buchi delle serrature e fate congetture, perché il vostro male pensiero diventi immediatamente realtà da raccontare ai peggiori come voi.
C’è qualcosa da dire? Sono qui, che problema avete?
Io ho passato buona parte della mia vita a pensare come migliorare la terra che calpesto, e sono riuscito a farlo solo aiutando chi cammina nella mia stessa direzione.
Posso essere stanco o inadeguato, ma ci provo sempre, anche quando i soliti giudici non richiesti mi chiedono perché io abbia così a cuore il bene degli altri.
E allora, a voi cornacchie dall’anima più nere che le penne, dico di chiudere la bocca e di aprire il cuore, magari unitamente al cervello (se ne avete), perché mentre voi perdete tempo a dare lezioni di nulla, la povertà dilaga e ci impone di intervenire per sorreggere chi non ha e piange.
Io non verserò una lacrima per voi benpensanti dal dito sempre puntato alla ricerca di un colpevole per le vostre disgrazie. Se volete trovare tale colpevole puntate il vostro dito sul vostro petto, mentre io preferisco guardare quelli che il mondo ha abbandonato e, se necessario, prenderli sulle mie povere spalle, perché non sono pesanti. Le belle persone sono miei fratelli.