Eppure le fonti da cui bere non mancavano.
In quella terra che sembrava arida non era necessario affondare molto le radici per trovare la linfa da cui la vita è nata su questo pianeta, l’acqua.
Ma lì vivevano così, in quel posto le radici non si volevano far sviluppare, si preferiva tenerle così, in superficie, senza chiedersi mai cosa vi fosse un pochino più sotto.
E allora la vita era una mostra di forme tonde e piatte che sembrano braccia, tutte in fila iniettate di spine nel muscolo, spine che puntano il cielo come aghi che dovrebbero difendere da ciò che in realtà troppo male non può fare.
Ma poi vedi i loro pezzi per terra quando un vero pericolo arriva, mentre chi ancora fatica per restare in piedi attende il momento che il vento decida di dar loro da bere.
Eppure l’acqua è poco sotto di loro, basterebbe uno sforzo, basterebbe chiedersi come mai vi sia la sete, come mai gli aghi non siano sufficienti per vivere felici.
E la vita va avanti con grande fatica, una vita che rende duri e legnosi per il susseguirsi di sforzi sempre più duri per sorreggere ciò che abbiamo creato e di cui non ci possiamo liberare, ed anche capaci di produrre i nostri frutti più buoni la terra non ci regalerà una goccia di quell’acqua buonissima che solo il vento decide quando suggerire alle nuvole di portare.
Una vita che dipende dal caso, dalle stagioni, da tutto ciò che non si può controllare, mentre quelle braccia capaci di qualsiasi sforzo, con tutti quegli aghi infilati nella polpa carnosa, si mettono in fila per rinunciare alla vita scelta da loro.
Eppure bastava guardare le fronde del salice, eppure bastava guardare le radici dell’eucalipto, eppure bastava guardare il fiorellino appena lì sotto e chiedersi il perché del loro affondare le vene nelle profonde verità della terra, invece di accontentarsi della protezione delle spine che fanno male solo a chi del male fare non vuole, invece che accontentarsi di qualche goccia ogni tanto e rinunciare a spingere il proprio corpo verso una fonte molto vicina.
Bastava guardare la bellezza intorno a noi per capire che per stare bene non era quanta terra era riservata ai nostri spazi, ma quanto profonde fossero le nostre radici.