Le persone vanno e vengono nella tua vita, non si sa per quale motivo, certe volte solo perché avevano un compito da svolgere lì vicino a te e lo hanno terminato.
Non è sempre chiaro quale possa essere una valida ragione per entrare e per uscire da una vita, lo è ancora meno, molto spesso, trovare il momento in ciò sia avvenuto.
Basta un niente, basta un incontro casuale, oppure una frattura qualsiasi, un distacco impensabile, e le spine si allacciano e si staccano così, in un non nulla.
Ma quando qualcuno se ne va e ti lascia nella mente quei pensieri più o meno leggeri, quelli che ti assorbono in quei momenti della giornata, oppure quando come un uragano la tua vita diventa più ricca per una nuova stretta di mano, ti guardi in giro per vedere se anche tu hai lasciato un segno, se sei stato degno di comparire nelle loro tracce scritte che, in quest’epoca, rappresentano ciò che vogliamo dire di noi stessi e di chi frequentiamo.
E allora, chissà se quella frase incompleta è rivolta a me? E forse quella foto voleva dire… Sì, sì, sta parlando di me! Non so, ma…
E’ un gioco, il gioco della vita che mai più di oggi non separa più chi è venuto in contatto.
Ciò che non dimostra la formula dell’amore, ciò che non è entanglement, lo rende possibile l’energia del virtuale, il potere dato ad ogni essere umano che sappia scrivere con le dita, capace di creare una relazione che ha bisogno di maggiori sforzi per essere bloccata, che per avviarsi.
Ve ne siete andati, ma so che parlate ancora di me.