Con chi dovremmo protestare? Con noi stessi.

Siamo italiani e dovremmo credere di meritare ciò che ci sta accadendo.

Un gregge di persone che ripetono all’infinito che “gli italiani non si ribelleranno mai”, ma non fanno niente oltre a sibilare questa che non so quanto sia una profezia affidabile. Si dice che peccare di silenzio, quando bisognerebbe protestare, fa di un uomo un codardo, ma ci sarebbero così tante cose su cui protestare, che l’imbarazzo blocca la scelta e l’azione.

Ed è paradossale come più si è sperimentata la sofferenza e meno si rivendichi, come se protestare significhi non aver attraversato alcun inferno. Protesta chi sta bene. Continuiamo a pensare che il nostro compito sia negoziare, dimostrare all’infinito che siamo dalla parte della ragione, che siamo capaci di resistere cercando di svegliare la coscienza dei desistenti.

O forse ci reputiamo ancora un popolo ben governato, con la pancia piena, e così stiamo tranquilli sul sofà a vedere immagini finte che ci intossicano la vita. Le insurrezioni, le rivoluzioni, sono la risorsa degli oppressi e degli schiavi e chi le fa nascere sono i tiranni; quindi forse manchiamo di tirannia, o se c’è, non si vede.

E non si può evitare di osservare come gli italiani siano stati, fino ad oggi, bravi scolaretti in fila mentre hanno osato sfidare un certo potere, invadendo le piazze. Tutti in ordine, zero violenza, consci che chi non protesta pacificamente prima o poi farà scoppiare una guerra. Ma quale guerra? E voluta da chi?

E allora ti alzi la mattina arrabbiato con il mondo di cui non vedi i confini, i valori, le motivazioni, e cerchi di calmarti, preghi perché qualcuno te ne dia la forza. Pensi che sia meglio donare la tua energia alla terra, invece di sprecarla inutilmente in rabbiosi atteggiamenti.

Ma tu lo sai da dove arriva tutto ciò; il male porta all’amarezza, l’amarezza alla rabbia, e quando la tua rabbia ti sta soffocando, è meglio che tu non dica nulla. Poi un giorno, a furia di reprimere la tua rabbia, vedrai quanto puoi essere forte quando accogli la tua collera, così quando ti contorcerai dal dispiacere per te stesso, dall’invidia che ti lacera, e la tua anima sarà intrisa di veleno, allora imparerai come non permettere alla tua rabbia di far male a chi ami o a chi ti vuole bene.

Esistono sempre due facce nelle medaglie di questa vita; da una parte il talento, dall’altra il prezzo da pagare per metterlo in mostra. Quale sarà il tuo prezzo? E chi lo sa!

Avrai alti e bassi, successi e frustrazioni, e quando i tuoi momenti di gloria avranno fine, tu avrai tanta rabbia dentro da tenere a freno con sforzi immani.

Fai attenzione a non trasformare la tua rabbia in un’arma, perché l’unico che potrà esserne ferito sarai tu. Un giorno arriverà la pace, e quel giorno, il giorno del giudizio, dovrò ricordarmi di andare a protestare con chi tutto sa.

 

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