Apro gli occhi la mattina molto presto, e le immagini brutte del mondo mi entrano in testa con la forza di un vulcano.
Tutto me stesso ha un sussulto, un impeto di rabbia e orgoglio, e la reazione tende i miei muscoli che non posso muovere se non provando a vomitare odio in quegli angoli di finta libertà che sono custoditi in questi piccoli schermi.
Un attimo infinito, poi una musica nelle orecchie, celeste compagnia che centra i miei pensieri e urla l’inutilità di vivere quegli schemi che, chissà chi, ha eletto ad esempio di buona creanza.
No, non cederò alla tentazione di scrivere ciò che provo nel delirio di poter pensare di comunicare con i sordi: niente strilli, niente occhi arrabbiati, niente fegato spappolato.
Se guerra deve essere guerra sia, ma a modo mio, con le mie alleanze, i miei soldati, le mie armi.
Non cadrò nella trappola, non sono folla, sono folle nell’idea che le uniche immagini brutte del mondo siano quelle a cui voglio credere perché il mio ego possa dire che io sono meglio di voi, dimenticando che la competizione con voi non farebbe altro che portarmi su strade non mie, totalmente insoddisfacenti, incommensurabilmente infelici.
In realtà l’unica cosa che mi interessa è essere meglio di me stesso ieri, e allora mi agito, poi penso, e poi faccio ciò che devo fare.
Esiste solo il fare: il resto è immondizia che certi incivili lasciano in giro.