L’ineguaglianza è la causa di ogni rivolta e mentre pensiamo di aver già dato molto, non ci rendiamo conto che la guerra non è ancora cominciata.
Gli ineguali non si sono sentiti tali ancora abbastanza, perché il mangiare ora forse placa in loro quegli istinti di rivolta che già oggi nessuno si meraviglierebbe di scorgere nelle piazze.
Qualcuno vede finita questa guerra non ancora cominciata, altri vedono in lontananza la nobiltà di ciò che la ribellione esige.
Volete il nostro sangue, ma siete certi di accettare di spargere il vostro? Potete forse impedire al popolo della terra di cercare di essere felice mentre i vostri amici si rifiutano di essere ciò che sono, persone come le altre?
L’ineguaglianza, ecco ciò che farà rivoltare l’uomo semplicemente addormento e convenientemente codardo. Ma partita la prima crepa crollerà la diga e poi, amici miei sedicenti privilegiati, per voi sarà la fine.
Ma poi, in fondo, oggi ineguale è colui che ha donato lo scettro della propria vita nelle mani di chi è re con la corona di cartone, carnevalesca e tragica finzione di un potere che dovrebbe essere solo garanzia di benessere di un popolo e che invece lo rende felice come tre giorni prima di Pasqua.
Tutti coloro che hanno ambito a mostrare il simbolo del diritto a che il loro cuore possa battere liberamente, sono scesi in quel girone in cui ansimano i mai stai uomini, i mai stati consapevoli di essere unici e depositari di una grazia infinita.
Gli ineguali sono proprio quelli che hanno scelto di esserlo ed ora si rammaricano che la storia li stia lasciando indietro, e odiano i coraggiosi, i forti, i detentori di sale in zucca.
La vostra rivolta vi ha ucciso in un cuore che mai ha battuto forte, ora state a guardare il mondo dei veri spiriti liberi che non hanno bisogno di mostrare alcunché per piangere e per ridere.
Pensate che la guerra sia finita? Non è nemmeno incominciata.
Preparate i fiori.