Siamo in un mondo di eventi vergognosi, siamo stati con la forza abituati a vivere nella vergogna, e neppure chi si toglie la vita perché della sua non sa più che farsene, sembra minimamente scalfire la gelida corazza che ci è stata fatta indossare.
Tutto ha ormai la sua etichetta, i suoi mantra, ed allora quando capita l’irreparabile senti lingue velenose sibilare che la vita è sacra, e così pulirsi quella coscienza inadempiente e sporca gettando discredito su chi non ha retto tutto il veleno che le serpi gli hanno fatto ingoiare.
Così ogni giorno squilla un telefono ed arriva una brutta notizia, persone di ogni età, private di tutto, si rivolgono a Dio pregando almeno di poter decidere una cosa in tutta la vita, come e quando farla finita, chiedendo scusa ai propri familiari che incredibilmente non si erano resi conto di quale disagio stessero vivendo.
Ed ancore le lingue velenose sono pronte a non comprendere il gesto, e tantomeno chi, da vicino, non lo aveva previsto, ma le stesse gole fetide non erano presenti a commentare gli espropri delle case, la vita in condizioni di estrema povertà, le aziende distrutte, le dignità calpestate, perché questi sono argomenti che non trattano i benpensanti che ben pensano di viaggiare sempre in direzione del vento opportunistico.
Storie vecchie come il mondo, guerre tra ricchi e poveri e tra iene ed anime gentili, ma abbiamo il diritto di farci coinvolgere in cose tanto grandi come un suicidio? Poi, come per ogni argomento, finiamo per adattarci, e, per quanto possiamo deprimerci e soffrire, alla fine torniamo sempre alla solita vita idiota di tutti i giorni. E se non dovessimo tornarci, sarebbe perché saremmo una di quelle persone che ha scelto di farla finita.
Eppure quanto sarebbe semplice evitare tante tragedie, quanto sarebbe semplice non voler negare che certe scelte di chi dice di sapere tutto, altro non sono che l’anticamera della disperazione, e quanto sarebbe semplice ammettere che evitare di fare danni sarebbe immensamente più efficace che correre poi ai ripari? Che serve poi dire di essere forti, di trovare al proprio interno quella forza che tutto un sistema sta cercando di estirpare con tutta la violenza possibile?
Ignobili sciacalli onnipotenti che si avventano sui poveri resti di chi è stato privato del diritto di vivere da essere umano, e qualche mano tesa di chi da solo riesce a salvare qualche anima: quanto potremo tollerare ancora tutto questo, qual è il limite in cui il nostro istinto di sopravvivenza si attiverà per dire basta?
L’ho già detto, il suicidio è un lusso solo per ricchi romantici, per i poveri è scelta immorale ingiustificata e condannata come debolezza da chi sa, quei saggi il cui orgoglio ha trasformato da angeli in diavoli, quelli senza mai un briciolo di umiltà. Non dimentichiamo di essere umilmente pronti ad imparare da ogni cosa stia avvenendo oggi, perché qualsiasi evento, per quanto nefasto possa essere, sia sempre posto su di una via che porta al positivo, che abbia sempre un significato costruttivo.
Questi tempi sembrano essere cattivi, ma noi siamo i tempi, noi possiamo cambiare ogni cosa già da oggi, chiedendo e pretendendo giustizia.
Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?
Sant’Agostino