`O cummannà è meglio d’`o fottere

Non so com’è, ma ultimamente molti mi chiedono perché io non mi impegni in politica. Per carità, c’è un mio illustre e caro amico a cui le proposte fioccano come neve artificiale sulle piste da sci, e qualcuno pensa che lui non possa fare a meno di me una volta eventualmente arrivato lassù, nell’alto dei cieli politici.

Devo dirvi che, valutando il tutto come uno sciacallo affamato, non posso che arrivare alla conclusione che prossimamente la politica, la categoria più odiata dagli italiani, sarà, ancora una volta, una di quelle che si salverà dalla fame, ma, chissà come mai mia madre mi ha fatto così pirla, vendere il c… alla mia età non è proprio mia intenzione.

Ma poi quello che le persone non comprendono è che per fare quella carriera non serve essere bravi, ma bisogna intraprendere un lungo viaggio (che spesso parte da giovinastro inesperto), con la propria lingua infilata tra le terga di chi sta un gradino sopra, e così via.

Certo, la lingua ogni tanto va estratta per dire di sì ad ogni ordine che viene dall’alto, ma se sei bravo arrivi, via via, ai tuoi scranni preferiti dove, oltre che a vendere il tuo lato B, puoi finalmente fare un bundle con la pelle degli italiani.

Pensa, una offerta speciale: due chiappe e un’anima a prezzi di saldo.

Lo so, lì c’è il potere, ci sono i posti di comando, e comandare (chi non lo sa?) è meglio che fottere (ovviamente nel senso carnale del termine, perché in altri termini quei verbi vanno di pari passo… all’infinito).

E quindi sarei un cretino a starne fuori? Credetemi, al di là del fatto che nell’arte del compromesso valgo meno di zero, vi ho spiegato perché in politica non mi vedrei mai, e quindi, per quanto affascinato dal potere vessatorio che il mio deretano in vendita mi potrebbe garantire, declino ogni gentile invito.

Semmai provate a fare vostre le mie logiche e ripercorrete le immagini del tal soggetto, o tal altri, cercando ragione nei loro comportamenti che terminano sempre col piagnisteo, con la lagna di chi, avendo fatto danni, deve incolpare qualche poveraccio.

Vi invito cari amici a fottere e a fottervene, fottervene delle promesse vane di chi prima del c… ha già venduto la madre a rate, di fottervene di chi fotte pacchi di soldi e piange sempre, e vi invito invece a rinchiudervi nelle vostre alcove e riscoprire, ogni tanto, i veri piaceri della vita.

Quelli comandano, fottono gli italiani, ma per fottere pagano.

E molti li ammirano.

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