Ho fatto tanta strada in vita mia, strada vera, lungo strisce bianche ora infuocate, ora allagate, ora coperte dalla neve che affrontavo senza catene.
E senza catene ho continuato il mio cammino con quelle quattro ruote sotto il sedere, trasformando pacchi di merendine in pranzi stupendi anche quando ero da solo in un gelido autogrill.
Perché da dove venivo io, quasi tutto era una novità, un lusso, un motivo per sentirsi orgoglioso, magari perché potevo permettermi 12 buondì col cioccolato e quei grandi chicchi di zucchero sopra, o la stanzetta a Rimini che raccontavano una piccola Rio de Janeiro.
Venivo dalle partite giocate sui sassi a piedi nudi, e correre senza catene in giro per l’Italia, per lavorare con quei componenti elettronici colorati, era il trampolino per un futuro che poco tempo dopo mi avrebbe posto davanti a tante salite impervie.
Le macchine roventi, il finestrino giù per respirare, e con quello che avevo in tasca correre in quel ristorante dove si mangia bene, perché quella libertà dava più di quello che si sognava, aggiungeva un po’ di sale ad una vita fatta di poco e che, rapidamente, si tecnologicamente complicava.
Senza catene sono arrivato fin qui, con le mie macchine un po’ avventurose, per sentir dire da gente nascosta, che il mondo va cambiato, che correre liberi non è più nelle corde dell’uomo, che non è sulle gambe che mi devo tenere eretto, ma sulla cieca fiducia di chi non ha il coraggio di guardarmi negli occhi.
Con il mondo nel palmo della mano, c’è chi senza memoria di corse lentissime sotto il sole cocente, in compagnia di musiche fruscianti e gettoni telefonici, vagheggia di un uomo che si deve far possedere dalla tecnologia, facendo a meno della realtà, accettando le nuove catene connesse al nulla, eppure così pesanti.
Sono nato senza catene, per una vita ho girato la chiave nel cruscotto delle mie avventure, e mi sono divertito ad usare un joystick, ma ben conscio che essere uomo significhi soprattutto essere grandi mentre si è sconnessi, soli davanti al proprio destino, capaci di rifiutare le catene e di spezzarle quando la vita sarà riuscita a metterle.
Mi sono sempre accontentato di poco per sognare di essere ricco, so che serve esperienza per pensarla come me, ma so anche che presto o tardi tutti vorranno vivere senza catene, anche quando là fuori cadrà tanta neve.