Chi ha tolto la verità dal pozzo?

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Tutti sappiamo la storia della Bugia e di quella ingenua della Verità, che fidati oggi, fidati domani, finì nuda e derubata dei suoi vestiti in fondo ad un pozzo.

La Bugia, in panni non suoi, iniziò quindi a girare il mondo e a farsi passare per ciò che non era, e tutti le credevano perché, all’apparenza, era la Verità. Trovò casa nel più bel paese del mondo dove tutti la idolatravano e ne facevano esempio, sempre pronti a seguire, senza alcuna avversione, ciò che ella proponeva.

La Verità invece, schernita per la sua oscena nudità, vergognandosi per l’esposizione delle sue forme, corse a nascondersi in un pozzo e nessuno la vide più. O così almeno veniva detto.

Ma un giorno un vecchio col difetto di pensare, non credendo a ciò che si vendeva sotto i panni, decise orgogliosamente di ristabilire l’ordine. Nella vita aveva come unico amico un attempato segugio con la lingua sempre fuori, e, dopo aver sentito questa storia, temerariamente decise di mettersi sulle tracce della scomparsa.

Per prima cosa prese il suo fidato amico e fece un bel giro per la capitale del bel paese, ed ogni volta che sentiva un oratore parlare di sacrifici per il bene delle persone, gli si avvicinava senza destare sospetto, facendo in modo che il naso del suo dolce cagnolone annusasse i vestiti del chiacchierone e ne memorizzasse l’odore di Verità che questi emanavano.

Un giorno in cui faceva molto caldo l’anziano partì, ed uscendo dalla città con il suo amico peloso con la lingua penzolante, osservava le bandiere tricolori appese su tutti i balconi e tanti manifesti appesi ai muri che vietavano alle persone di uscire di casa perché il sole era troppo forte. Non si voltò troppo indietro, aveva molto da camminare verso quel paese oggi abbandonato in cui c’era quel pozzo che, si diceva, abbandonato anche lui.

Camminò per un giorno e due notti, e quando anche il cane sembrava aver smarrito le forze, fu proprio l’animale implorante che si fermò davanti ad un incrocio di quattro strade, una piccola piazza lastricata di pietre belle, lisce, attorno a cui facevano contrasto le abitazioni desolatamente abbandonate e con le ragnatele alle finestre.

Il vecchio voleva proseguire, ma il cane, ricordando i bei tempi della punta, quando le forze della giovinezza erano ben altra cosa, si mise a fissare il centro della piazzetta e sembrava irremovibile. Non c’era nessuno in quel paese desolato, ed il sole cominciava ad alzarsi assieme alla temperatura delle pietre della piazza che il sole stava arroventando.

Il cane, lasciato libero, corse al centro della piazzetta e, con le zampe ormai insanguinate per la tanta strada percorsa, le poche energie rimaste ed il respiro affannoso, iniziò a scavare tra le pietre cercando di alzarne almeno una.

Il vecchio corse vicino all’animale che si stava dannando l’anima come se stesse cercando un tesoro e che, con grandissima fatica, era riuscito ad aprire una piccola fessura che permetteva di osservare come, sotto alle pietre, ci fosse un pozzo. A quel punto l’anziano cercò degli attrezzi di fortuna, dei giocattoli di latta arrugginiti presenti nelle case abbandonate, e con questi cercò di rimuovere le pietre che coprivano il pozzo, fino a quando, ormai al tramonto, fu possibile per lui ed il cane calarsi fino in fondo a quelle viscere.

Una piccola lanterna a petrolio era tutto ciò che aveva per illuminare il cunicolo in cui vi era un odore malsano, e nel silenzio più profondo si sentivano solo i respiri del cane che annusava l’aria che gli ricordava qualcosa di già sentito.

Ad un certo punto fu silenzio, la lampada si spense d’un tratto, e nulla fu più visibile: il cane iniziò a guaire di gioia con piccoli saltelli, il vecchio non vedeva niente ma sentiva la coda della bestiola che sbatteva forte contro le sue gambe, e, nel buio, si sentì una voce dolce:

“Buonasera, chi siete, e cosa fate qui?”

Il cane mosse ancora più forte la coda e il vecchio, un po’ spaventato, ma speranzoso di aver trovato ciò che stava cercando, gli rispose:

“Sono il Vecchio Coraggio, e sono qui per cercare la Verità. Ho sentito che si è nascosta, forse qui, dalla vergogna essendo rimasta nuda, ed io in questa borsa ho di che coprirla”.

Vi fu un attimo di silenzio, la figura nel buio cercò di guardare se ciò che il vecchio aveva detto corrispondesse a verità, ma non c’era modo di scoprirlo, fino a quando un lampo ruppe il cielo illuminando ogni cosa per una frazione di secondo, abbastanza per permettere di vedere la borsa con i vestiti, il cane traboccante di felicità, e gli occhi dell’anziano uomo che lasciavano intravvedere nel profondo solo bontà.

“Sono la Verità disse nel buio tornato assoluto, e sono qui non perché mi sono nascosta, ma perché quando il Tempo stava lavorando perché fossi di nuovo riconoscibile, la Bugia mi ha scaraventato in questo pozzo e lo ha murato facendo un’opera che ai suoi servi piacesse molto”.

“La chiamarono Piazza della Verità, ed ogni anno la Bugia organizzava la giornata della memoria in modo che tutto “il bene” che lei aveva fatto per questo paese non fosse mai dimenticato. Ma un giorno arrivò uno straniero in città, e la Bugia raccontò a tutti che egli fosse malato e che avrebbe contagiato l’intera cittadinanza, e così tutti, credendole, partirono per sempre e quel paese divenne deserto.”

Il vecchio, con le lacrime agli occhi, prese per mano la Verità e, guidati dal cane che riusciva con il suo fiuto e ripercorre la strada fatta all’andata, riuscirono dopo poco e rimettere la testa fuori dal pozzo.

La Verità era in compagnia del Coraggio, ora piena di forza e priva di vergogna. Si guardarono un attimo negli occhi, e con un forte sospiro che scosse gli animi, si incamminarono verso il bel paese.

La storia di ciò che avvenne dopo non è stata ancora scritta, ma appena incontro la Verità me la faccio raccontare e non mancherò di mettervi al corrente.

Intanto però sappiate che Verità e Coraggio stanno cavalcando insieme e adesso è dura fermarli.

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