Con le tasche vuote e la testa piena di rabbia

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Io la sera vado in giro a camminare, perché potrei esplodere come una pentola a pressione che bolle da due anni, e mentre la ribollita dei miei pensieri spinge la rabbia fuori da ogni poro della pelle, vedo le persone che senza la pezza immonda sotto il naso mostrano di nuovo le loro preoccupazioni.

Sì, è vero, molti vivono come se nulla fosse successo o succederà, galleggiano in quella incosciente indifferenza che mi fa orrore al punto da non riuscire ad avere la benché minima relazione con queste sottospecie di amebe, che ridono, fanno casino, programmano… e se sentono che potrà esserci ancora qualche nube nel cielo si meravigliano davvero, perché per loro tutto va, ed andrà bene, come se la provvidenza abitasse sul loro pianerottolo.

Ma non sono tutti così, ci sono quelli con la pezza solo sulla bocca e non sugli occhi, che trasudano preoccupazione, per ciò che hanno fatto senza pensarci su un granché, e per quel lavoro che oggi sembra veramente a rischio.

Si avvicinano, lo sanno chi sono io,

“Oh ciao, che sorpresa, da lontano non ti avevo riconosciuto! Ti vedo in TV… ma tu ti sei fatto il doppio brodo?”

Questo è quello che dicono, ma quello che vorrebbero dire è

“Ciao, so che tu sai leggere e scrivere. Io mi sono fatto il doppio brodo ma penso di aver fatto una cazzata. Tu che mi sai dire?”

Passo la giornata a parlare di numeri al telefono, la sera, ve lo giuro, sono cattivo, ed allora non resisto davanti a tanta ipocrisia di chi cerca conferme di un comportamento sconsiderato tanto quanto la roulette russa nei film. Ed allora, finita la pietà in mezzo a tanti numeri che, anche quelli sì che fanno tanta paura, nego il mio conforto, anzi, da intelligente instillo altri dubbi.

Sono malvagio, lo so, ma credetemi che non sono io ad andare a cercare nessuno, eppure tanti mi hanno messo etichette addosso.

Non mi viene in tasca niente, non mi diverto proprio, ma la mia vita è diventata orrenda in tutto questo teatro che ha reso attori gli spettatori ed ha cacciato gli artisti bravi non allineati.

E da oggi una montagna di persone perde il lavoro e si avvia verso non si sa cosa. Forse la paura di morire attenua la sensazione disperata che tutti loro possono provare, e a me viene il dubbio (diciamo così) che proprio a questo serva tutto sto terrore.

“Perdo il lavoro, sono povero in canna, ma almeno salvatemi la vita, mi accontento di quella e vi sarò grato per sempre per il vostro aiuto.”

Poi succede che aumenta la rabbia, perché dietro i proclami con cui bombardano le stanche membra delle persone non vi è nulla di buono, c’è solo una gara a spararla più grossa per primo, dimenticando che il povero non ha né razza, né colore, né nazione, ma ha solo bisogno di essere aiutato seriamente da persone serie.

Beh, tolte le mutande dalla faccia, ho scoperto che in Italia vi sono tantissime persone povere e pochissime persone serie.

“Così odo i ricchi tacciare di colpa la povertà, per la sola ragione che non è ricca.”

Ugo Foscolo

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